
C'è una narrazione diffusa secondo cui l'AI stia arrivando per rimpiazzare tutto e tutti.
Ma cosa accadrebbe se provassimo a capovolgere il punto di vista?
In un’intervista rilasciata a Repubblica, ho portato un messaggio diverso:
L’AI non sostituisce le persone. Le valorizza. A patto che ci siano competenze, cultura e consapevolezza.
Come business coach e mental coach, lavoro ogni giorno con manager, professionisti e team per affrontare proprio questo:
il passaggio da un approccio difensivo verso la tecnologia, a uno potenziante.
Le 4 leve per far lavorare insieme intelligenza umana e artificiale
1. Cultura dell’errore
L’AI apprende per tentativi. Anche noi dovremmo. L’errore, se gestito bene, è una risorsa di crescita.
2. Ascolto autentico
In un mondo che parla troppo, ascoltare davvero è una competenza rara. E decisiva. L’empatia non si automatizza.
3. Leadership rigenerativa
Serve una leadership che sappia creare spazi di libertà e confronto, non solo direttive e controllo.
4. Soft skill potenziate
Le competenze relazionali, emotive, di resilienza e gestione dell’energia oggi sono il vero vantaggio competitivo. E possono (e devono) essere allenate, come in un percorso di coaching.
Saper essere prima di saper fare
L’intelligenza artificiale ci mette di fronte a una scelta:
lasciarci sostituire o farci potenziare.
Ma per farlo serve un lavoro più profondo. Serve allenare la mente, l’energia, la visione.
Ed è qui che entrano in gioco il coaching e la crescita personale.
📌 Articolo ispirato ai contenuti pubblicati da Repubblica nel dossier “Innova Italia” – https://www.repubblica.it/dossier/economia/innova-italia/2025/07/25/news/l_ai_che_potenzia_il_lavoro_umano_la_sfida_delle_competenze_secondo_talentware-424752011/
con contributo diretto di Alessandro Castelli, business coach e mental coach certificato.
Ne ho scritto anche qui:
https://medium.com/@plutom443/le-vere-competenze-che-lai-non-potr%C3%A0-mai-sostituire-016d89918dd1
